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18 Orto Botanico, Roma, 2014.jpg

Hortus Conclusus (2022)

Quello del giardino è uno dei temi che ha sempre affascinato il mondo dell’arte visiva in generale e della fotografia in particolare. Certo, il giardino è l’espressione di una natura domata dall’uomo, ma anche di una natura “abbellita”, presentata nelle sue massime potenzialità estetiche e culturali. Ma come raccontare, raffigurare, rappresentare il giardino in immagini capaci di restituirne la complessità? Alcuni autori hanno cercato di penetrare nei loro significati più nascosti, fino a sconfinare in visioni surreali o volutamente misteriose. Altri hanno puntato a mostrarne la bellezza descrivendone le fattezze e sottolineando la meraviglia dei colori dei fiori, dei cespugli, dei sentieri che si snodano sinuosi. Gianni Maffi ha invece seguito una via diversa: ha sottratto al giardino il suo ruolo banale di luogo capace di allietarci, per osservarlo invece con uno sguardo volutamente “oggettivo". Il suo si rivela così un approccio in sottile equilibrio tra incanto e disincanto, fascinazione e documentazione. 

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Italialand (2019)
L’Italia è uno dei paesi più visitati al mondo. Secondo i dati ISTAT, nel 2017 le presenze turistiche in Italia sono state 420.629.155 (209.970.369 residenti e 210.658.786 non residenti). Il “viaggio in Italia” del Grand Tour si è trasformato in turismo di massa, al piacere della conoscenza e dell’esperienza di luoghi e opere che hanno fatto la storia della cultura mediterranea e dell’intero occidente, si sostituisce l’effimera pratica del selfie che certifica il “ci sono stato” nella logica dei viaggi organizzati “mordi e fuggi”. L’atteggiamento dell’industria turistica italiana non è poi quello di accogliere i turisti nel rispetto del patrimonio ambientale e artistico del paese, ma di assecondarne le richieste più orientate al consumo, favorendo pratiche poco compatibili con la salvaguardia fisica e la dignità di luoghi tanto carichi di cultura e fragile bellezza.

7458 Km (2018)

Il mare circonda il Belpaese lungo uno sviluppo costiero di ben 7458 km – incluse le isole – su cui si alternano: spiagge, scogliere, golfi, falesie, lagune, promontori, insenature. Gianni Maffi esplora questi paesaggi tra terra e mare che hanno visto, nel corso dei secoli, l’incontro, la condivisione, lo scambio, così come le incomprensioni, le tensioni, le violenze, tra civiltà e culture diverse. Ne scaturisce un disordinato e poetico portolano fatto di immagini, nel quale il fotografo milanese, con lo stile che contraddistingue i suoi lavori più recenti, propone le coordinate sentimentali per un viaggio lungo le costiere italiane tra natura, testimonianze del passato e segni profondi del mondo contemporaneo.

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Milano in stand by - Scali ferroviari (2017)

Realizzato raccogliendo immagini scattate in tempi e luoghi diversi, questo lavoro più che una valenza antropologica (in tal caso sarebbe stata sottolineata la distinzione fra modi diversi di leggere a seconda dei luoghi in cui lo si fa) ne assume una psicologica perché i veri protagonisti sono le persone che conosciamo attraverso i loro sguardi negati perché assorti nella lettura. Da sempre tocca ascoltare le lamentele di chi decreta con sicurezza la morte del
libro, la scomparsa dei lettori, il declino inarrestabile della cultura scritta e, buon ultima, la tendenziale sparizione della carta sostituita di volta in volta, in un crescendo rossiniano, dalla radio, dalla televisione, dai computer e infine dall’ebook readers. Tutto vero, così tanto vero da essere stato detto e soprattutto scritto da decenni, guarda un po’, su giornali, riviste e libri.

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Wonderland (2016)

Il regno delle meraviglie può essere perfettamente incarnato dal mondo onirico rappresentato dalla dimensione della festa e del gioco, una dimensione che trova corpo nei circhi, nei luna park, nelle fiere. Gianni Maffi si è avventurato in questo regno di fantasia cercando di documentarne la dimensione atemporale, la magia nascosta in un quotidiano che ai nostri occhi appare fantastico (ma che così fantastico forse non è), i rimandi popolari al passato, i contrasti tra il piccolo microcosmo placido e organizzato rapportato al contesto urbano di non luogo in cui va a inserirsi.

1 Dalla Certosa di San Martino, Napoli,

Italian memories (2015)

[…] La forza delle immagini di questo recente lavoro di Maffi – oltre alla compattezza stilistica che diventa un momento di forte connotazione – consiste nella sua consolidata maturità autoriale che gli consente di poter fotografare luoghi deputati – e abusati fotograficamente − del paesaggio italiano, così come aspetti più marginali, cogliendo e restituendo visivamente una particolare atmosfera, in bilico tra visione analitica e poetico interrogarsi sui segni del passato e su quelli delle trasformazioni in corso. [...] In tutte le situazioni di Italian memories si respira – oltre alle suggestioni già citate −  una sorta di sospensione dei luoghi, come se essi smettessero la loro storica concretezza per diventare luoghi dello spirito, in cui la forza della descrizione, del dettaglio realistico, si stempera nella visione mentale […]

 da Sospensione del luogo, sospensione del tempo di Pio Tarantini

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Milanexpo (2015)

Gianni Maffi indaga sulla sua città alla ricerca delle nuove configurazioni di cui la storia è la guida mentre
l’architettura ne è la rappresentazione più evidente. Così, se nel recente passato il grattacielo Pirelli raccontava nella stessa
misura l’importanza di una grande fabbrica e il senso di modernità della Milano capitale dello sviluppo industriale italiano,
ora i nuovi quartieri sono indice di un inesorabile abbandono di quel modello a favore di un terziario ormai dominante.
l’incipit di questa ricerca è già di per sé incalzante: l’avanzamento dei cantieri documentato da una fotografia che si allarga
negli spazi compresi dall’obiettivo grandangolare conferisce all’insieme un tono imponente che anticipa la grandiosità dei
risultati con cui ci si confronterà.

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Vedute alpine (2012)

Con questo lavoro, che ha voluto intitolare Vedute alpine – in considerazione proprio di uno dei generi classici dell’arte figurativa: la veduta –, Maffi presenta nel consueto bianco e nero che risulta a lui più congeniale tre diversi aspetti di alcuni paesaggi dell’area dolomitica, definiti con altrettanti significativi titoli: Nuvole basse, Segnavia, Capricci.

Per ognuna di queste sequenze l’autore illustra chiaramente gli intendimenti che lo hanno spinto a toccare questi aspetti: in scenari sempre molto severi, quasi desertici, tipici delle alte quote dove la vegetazione è assente, le nuvole gravano basse cancellando appunto parte del paesaggio creando un senso di smarrimento ancora più acuto rispetto a quello che normalmente si prova nei grandi spazi naturali. Di segno inverso invece la sequenza dedicata ai segnavia – cumuli di sassi  spesso creati dal contributo di chi  passando lascia una piccola pietra e che sui terreni accidentati di montagna indicano la giusta direzione – dove l’oggetto in primo piano, il segnavia appunto, funge da indicatore, non solo della strada giusta ma anche della presenza dell’uomo, in questi casi discreta e molto integrata con la natura...

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Peripolis (2005)

[...] Gianni Maffi non rinuncia alla documentazione. Ciò che documenta non è però il paesaggio in sé, ma la percezione rapida, distratta e precaria che di esso abbiano quando guidiamo un’automobile. I suoi sono i luoghi – o meglio i non-luoghi – che ci appaiono dal finestrino della macchina, mentre le nostre mani stringono il volante: gli anelli delle tangenziali, gli svincoli autostradali che circondano Milano come una ragnatela. [...]

da Tre peripezie metropolitane di Gigliola Foschi

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